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Archive for luglio 2009

Dopo aver risposto agli angeli, Maria si volta indietro (per essere di fronte al giardino) e vede Gesù, «ma non sapeva che fosse Gesù» (20,14). La conversazione che ha luogo fra Gesù e Maria alla tomba è una delle scene più commoventi e più abilmente costruite di tutta la Scrittura. Chi legge sa che Maria non sa che il supposto giardiniere è in realtà Gesù (20,15). La potenza della scena deriva dal fatto che chi legge anticipa il momento in cui Maria lo riconoscerà.

Gesù paria a Maria, ripete la domanda degli angeli sul perché piange e ne aggiunge un’altra: «Chi cerchi?» (20,15). Queste sono le prime parole pronunciate da Gesù risorto. La domanda «Chi cerchi?» rispecchia le prime parole dette nel suo ministero. Quando i seguaci di Giovanni il Battista si avvicinarono a Gesù, egli chiese loro: «Che cercate?» (1,38). La domanda è un invito che introduce uno dei segni del discepolato in Giovanni: cercare Gesù. La ripetizione di tale interrogativo nel cap. 20 stabilisce continuità fra Maria e i primi discepoli.

Le domande di Gesù a Maria non penetrano il suo dolore e la sua confusione. Il suo mondo è determinato dall’apparente dura realtà della tomba vuota, e così chiede aiuto al «giardiniere»: «Signore, se tu l’hai portato via, dimmi dove l’hai deposto, e io lo prenderò» (20,15). Maria non possiede ancora delle categorie per mezzo delle quali comprendere il significato della tomba vuota, perciò suppone che la soluzione del mistero del cadavere scomparso sia sotto il suo controllo.
La parola che il giardiniere pronuncia cambia il mondo di Maria per sempre. Gesù risorto la chiama per nome e nell’udire il suo nome pronunciato dalla voce di lui, si volta di nuovo. Ma adesso vede Gesù, il suo maestro, non il giardiniere (20,16). Una volta ancora l’intimo e il cosmico si congiungono: la realtà della risurrezione si rivela nell’intimità del nome di Maria.

Quando Maria ode la voce del Gesù risorto, muta la sua prospettiva degli avvenimenti nel giardino. Non intende più la tomba vuota come una manifestazione di morte, ma come testimonianza del potere e delle possibilità della vita. Nella parabola del pastore in Giovanni 10, Gesù dice: «[Il pastore] chiama le proprie pecore per nome e le conduce fuori [ … ] le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce« (10,3-4). Gesù chiama Lazzaro per nome per farlo uscire dalia tomba (11,43), e ora la sua voce chiama Maria a nuova vita.

Tiziano, Noli me tangere

Tiziano, Noli me tangere

Può darsi che Maria abbia cercato di abbracciare Gesù dopo averlo riconosciuto, poiché egli le dice: «Non trattenermi, perché non sono ancora salito al Padre» (20,17a). Le parole di Gesù possono sembrare ad alcune lettrici e lettori eccessivamente severe, come un rimprovero crudele davanti alla gioiosa espressione di riconoscimento di Maria. Leggere tali parole come fredde e dure significa interpretarle erroneamente e lasciarsi sfuggire la loro importanza.

Il comandamento di Gesù: «Non trattenermi» è il primo insegnamento dopo la risurrezione. Quando pronuncia quelle parole, Gesù insegna a Maria che egli non può essere, e non sarà, trattenuto e controllato. Non lo si può legare a modelli e aspettative preconcetti su chi dovrebbe essere, perché ciò vorrebbe dire ridurre quello che egli ha da offrire. Se Maria avesse impedito a Gesù di salire a Dio, trattenendolo con lei nel giardino, la storia di Pasqua sarebbe stata incompleta. Il divieto di Gesù a Maria contiene così di fatto la buona notizia di Pasqua: non trattenermi, ma lasciami libero di modo che possa darti la pienezza di ciò che ho da offrire.

Il divieto di Gesù è seguito da un’esortazione positiva: «Ma va’ dai miei fratelli [e sorelle], e di’ loro: “Io salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro”» (20,17). Invece di trattenere Gesù e renderlo statico, Maria è esortata a diffondere le notizie della risurrezione, dell’ascensione e della nuova vita con Dio e fra gli esseri umani, che è ora disponibile per tutti.

Maria ascolta le parole di Gesù e va dai discepoli con la notizia: «Ho visto il Signore» (20,18). Il suo annuncio della presenza di Gesù risorto è il nocciolo dell’evangelo di Pasqua. La sua confusione e la sua tristezza di fronte alla tomba vuota sono state trasformate dal suo incontro con Gesù nella testimonianza di Pasqua.

Maria è la prima testimone di Pasqua nei due sensi della parola «testimone»: è la prima a vedere Gesù risorto ed è la prima a narrare agli altri ciò che ha visto: è la prima discepola di Gesù risorto.

(Gail R. O’Day, «Giovanni», in
La Bibbia delle donne, Claudiana, Tornino 1999, III, pp. 96-98)

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Poesia

manoscritto

E così nascono i libri, nell’amore, e così nascono i libri che nessuno legge mai, e così il ibro prima di nacere Dio lo deposita in te come una manciata di fango che diventa luce.

Domandano tutti come si fa a scrivere un libro: si va vicino a Dio e gli si dice: feconda la mia mente, mettiti nel mio cuore e portalo via dagli altri, rapiscimi.

Così nascono i libri, così nascono i poeti.

(Alda Merini)

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Questi tempi sono molto dolorosi. E lo sono per chi ama la giustizia, la libertà, la solidarietà, l’amore. Il governo nazionale, che solo pochi mesi fa di faceva difensore strenuo DELLA VITA ( ! ), ora la stessa vita sembra disprezzarla come poche altre (tristi) volte è avvenuto nella storia. E in periodi dolorosi come questi, le parole che si partoriscono rischiano di soffire di mancanza di lucidità, di pazialità, di rabbiosità.

Voglio far parlare la Parola di Dio, allora, sperando che, secondo la promessa fatta da Dio al Profeta,  essa compia il suo lavoro (Is 55), e converta i cuori cattivi di chi in questo momento, disprezzando i più elementari principi di giustizia ed equità, sta facendo scempio del potere affidato dal popolo, in un ritorno alla barbarie razziale che forse non ci siamo mai lasciati alle spalle.

Salmo 94 (93)

1 Dio che fai giustizia, o Signore,
Dio che fai giustizia: mostrati!
2 Alzati, giudice della terra,
rendi la ricompensa ai superbi.
3 Fino a quando gli empi, Signore,
fino a quando gli empi trionferanno?
4 Sparleranno, diranno insolenze,
si vanteranno tutti i malfattori?
5 Signore, calpestano il tuo popolo,
opprimono la tua eredità.
6 Uccidono la vedova e il forestiero,
danno la morte agli orfani.
7 Dicono: «Il Signore non vede,
il Dio di Giacobbe non se ne cura».
8 Comprendete, insensati tra il popolo,
stolti, quando diventerete saggi?
9 Chi ha formato l’orecchio, forse non sente?
Chi ha plasmato l’occhio, forse non guarda?
10 Chi regge i popoli forse non castiga,
lui che insegna all’uomo il sapere?
11 Il Signore conosce i pensieri dell’uomo:
non sono che un soffio.
12 Beato l’uomo che tu istruisci, Signore,
e che ammaestri nella tua legge,
13 per dargli riposo nei giorni di sventura,
finché all’empio sia scavata la fossa.
14 Perché il Signore non respinge il suo popolo,
la sua eredità non la può abbandonare,
15 ma il giudizio si volgerà a giustizia,
la seguiranno tutti i retti di cuore.
16 Chi sorgerà per me contro i malvagi?
Chi starà con me contro i malfattori?
17 Se il Signore non fosse il mio aiuto,
in breve io abiterei nel regno del silenzio.
18 Quando dicevo: «Il mio piede vacilla»,
la tua grazia, Signore, mi ha sostenuto.
19 Quand’ero oppresso dall’angoscia,
il tuo conforto mi ha consolato.
20 Può essere tuo alleato un tribunale iniquo,
che fa angherie contro la legge?
21 Si avventano contro la vita del giusto,
e condannano il sangue innocente.
22 Ma il Signore è la mia difesa,
roccia del mio rifugio è il mio Dio;
23 egli ritorcerà contro di essi la loro malizia,
per la loro perfidia li farà perire,
li farà perire il Signore, nostro Dio.

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2237 I poteri politici sono tenuti a rispettare i diritti fondamentali della persona umana. Cercheranno di attuare con umanità la giustizia, nel rispetto del diritto di ciascuno, soprattutto delle famiglie e dei diseredati.

2241 Le nazioni più ricche sono tenute ad accogliere, nella misura del possibile, lo straniero alla ricerca della sicurezza e delle risorse necessarie alla vita, che non gli è possibile trovare nel proprio paese di origine. I pubblici poteri avranno cura che venga rispettato il diritto naturale, che pone l’ospite sotto la protezione di coloro che lo accolgono.

2242 Il cittadino è obbligato in coscienza a non seguire le prescrizioni delle autorità civili quando tali precetti sono contrari alle esigenze dell’ordine morale, ai diritti fondamentali delle persone o agli insegnamenti del Vangelo. Il rifiuto d’obbedienza alle autorità civili, quando le loro richieste contrastano con quelle della retta coscienza, trova la sua giustificazione nella distinzione tra il servizio di Dio e il servizio della comunità politica. “Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio” ( Mt 22,21 ). “Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini” ( At 5,29 ).

(Catechismo della Chiesa Cattolica)

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