Dopo aver risposto agli angeli, Maria si volta indietro (per essere di fronte al giardino) e vede Gesù, «ma non sapeva che fosse Gesù» (20,14). La conversazione che ha luogo fra Gesù e Maria alla tomba è una delle scene più commoventi e più abilmente costruite di tutta la Scrittura. Chi legge sa che Maria non sa che il supposto giardiniere è in realtà Gesù (20,15). La potenza della scena deriva dal fatto che chi legge anticipa il momento in cui Maria lo riconoscerà.
Gesù paria a Maria, ripete la domanda degli angeli sul perché piange e ne aggiunge un’altra: «Chi cerchi?» (20,15). Queste sono le prime parole pronunciate da Gesù risorto. La domanda «Chi cerchi?» rispecchia le prime parole dette nel suo ministero. Quando i seguaci di Giovanni il Battista si avvicinarono a Gesù, egli chiese loro: «Che cercate?» (1,38). La domanda è un invito che introduce uno dei segni del discepolato in Giovanni: cercare Gesù. La ripetizione di tale interrogativo nel cap. 20 stabilisce continuità fra Maria e i primi discepoli.
Le domande di Gesù a Maria non penetrano il suo dolore e la sua confusione. Il suo mondo è determinato dall’apparente dura realtà della tomba vuota, e così chiede aiuto al «giardiniere»: «Signore, se tu l’hai portato via, dimmi dove l’hai deposto, e io lo prenderò» (20,15). Maria non possiede ancora delle categorie per mezzo delle quali comprendere il significato della tomba vuota, perciò suppone che la soluzione del mistero del cadavere scomparso sia sotto il suo controllo.
La parola che il giardiniere pronuncia cambia il mondo di Maria per sempre. Gesù risorto la chiama per nome e nell’udire il suo nome pronunciato dalla voce di lui, si volta di nuovo. Ma adesso vede Gesù, il suo maestro, non il giardiniere (20,16). Una volta ancora l’intimo e il cosmico si congiungono: la realtà della risurrezione si rivela nell’intimità del nome di Maria.
Quando Maria ode la voce del Gesù risorto, muta la sua prospettiva degli avvenimenti nel giardino. Non intende più la tomba vuota come una manifestazione di morte, ma come testimonianza del potere e delle possibilità della vita. Nella parabola del pastore in Giovanni 10, Gesù dice: «[Il pastore] chiama le proprie pecore per nome e le conduce fuori [ … ] le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce« (10,3-4). Gesù chiama Lazzaro per nome per farlo uscire dalia tomba (11,43), e ora la sua voce chiama Maria a nuova vita.
Può darsi che Maria abbia cercato di abbracciare Gesù dopo averlo riconosciuto, poiché egli le dice: «Non trattenermi, perché non sono ancora salito al Padre» (20,17a). Le parole di Gesù possono sembrare ad alcune lettrici e lettori eccessivamente severe, come un rimprovero crudele davanti alla gioiosa espressione di riconoscimento di Maria. Leggere tali parole come fredde e dure significa interpretarle erroneamente e lasciarsi sfuggire la loro importanza.
Il comandamento di Gesù: «Non trattenermi» è il primo insegnamento dopo la risurrezione. Quando pronuncia quelle parole, Gesù insegna a Maria che egli non può essere, e non sarà, trattenuto e controllato. Non lo si può legare a modelli e aspettative preconcetti su chi dovrebbe essere, perché ciò vorrebbe dire ridurre quello che egli ha da offrire. Se Maria avesse impedito a Gesù di salire a Dio, trattenendolo con lei nel giardino, la storia di Pasqua sarebbe stata incompleta. Il divieto di Gesù a Maria contiene così di fatto la buona notizia di Pasqua: non trattenermi, ma lasciami libero di modo che possa darti la pienezza di ciò che ho da offrire.
Il divieto di Gesù è seguito da un’esortazione positiva: «Ma va’ dai miei fratelli [e sorelle], e di’ loro: “Io salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro”» (20,17). Invece di trattenere Gesù e renderlo statico, Maria è esortata a diffondere le notizie della risurrezione, dell’ascensione e della nuova vita con Dio e fra gli esseri umani, che è ora disponibile per tutti.
Maria ascolta le parole di Gesù e va dai discepoli con la notizia: «Ho visto il Signore» (20,18). Il suo annuncio della presenza di Gesù risorto è il nocciolo dell’evangelo di Pasqua. La sua confusione e la sua tristezza di fronte alla tomba vuota sono state trasformate dal suo incontro con Gesù nella testimonianza di Pasqua.
Maria è la prima testimone di Pasqua nei due sensi della parola «testimone»: è la prima a vedere Gesù risorto ed è la prima a narrare agli altri ciò che ha visto: è la prima discepola di Gesù risorto.
(Gail R. O’Day, «Giovanni», in
La Bibbia delle donne, Claudiana, Tornino 1999, III, pp. 96-98)