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Italia, amore mio, quanto ti amo!

ovvero: Della pizza, il mandolino e la mamma

Intendiamoci: io Sanremo non lo guardo da almeno vent’anni (anche se credo non ci fosse neanche bisogno di puntualizzarlo) e non mi interesso delle “polemiche” che pare debbano necessariamente accompagnarlo, ma ieri in macchina, ascoltando la radio, non ho potuto fare a meno di imbattermi nella canzone dei tre porcellini (come li chiama simpaticamente la mia amica) e nel considerare che, purtroppo, il trionfo della loro canzone non mi meraviglia! Non parlo da un punto di vista musicale-artistico (anche perché non è possibile farlo: il testo è inqualificabile e la musica fa schifo, semplicemente: schifo! Io sto con gli orchestrali, dice l’ultima t-shirt che mi sono fatto stampare); non mi meraviglia, perché questa è l’Italia degli ultimi anni, quella in cui ci troviamo a vivere, quella che la tele ci sbatte continuamente avanti.

È l’Italia dei buoni sentimenti e del cattivo gusto; l’Italia dell’amore per le “tradizioni” e l’ignoranza del presente; quella in cui gli stereotipi di pizza, mandolino e mamma (non sto scherzando: nella canzone c’è veramente il mandolino!!!) riemergono in tutta la terrificante e sconcertante bruttura e, intendiamoci, non perché la pizza, il mandolino e la mamma non siano realtà buone in sé… (anzi, qui ne approfitto per fare un saluto: ti voglio bene, mamma! 🙂 ), ma proprio perché ridotti a stereotipi, in cui l’Italia disorientata, incapace e arretrata (pericolosamente culturalmente arretrata e gretta), diventano armi spuntate di un cattivo gusto che ormai impera ovunque, non lasciando scampo alla bellezza e alla poesia che, l’ho sempre creduto, è l’unica che può ancora salvare il mondo.

Teniamoceli belli cari cari, allora, i nostri tre moschettieri, insieme con i loro stereotipi, se questa è l’Italia che ci piace: io (non mi si fraintenda, sono veramente innamorato delle tradizioni e del mio passato… tanto da rendermi conto che noi italiani abbiamo smesso di fare musica da almeno 50’anni – questa è la verità! – lasciando il timone ad Inglesi, Americani, Tedeschi e Cinesi, for cryin’out loud!)… io, dicevo, preferisco guardare avanti e immaginare una poesia viva ed attuale, di cui vedo i semi e i germogli, ma anche la minorità, in una Italia assuefatta di televisione, sorrisi, amore per la “religione” (!) e pacche sulla spalla (espressioni genuine di un berlusconismo casareccio e casalingo che regna – altro che il sedicente “principe” – sovrano), un’Italia che si accontenta di poco.

Per i prossimi anni (anzi, da subito), seguite il mio consiglio: spegnete Sanremo, la televisione e i “buoni sentimenti” (“religione” inclusa) e guardatevi intorno! Chi sa che una speranza non rinasca davvero!

Buon ascolto: io torno alla mia Quaresima… decisamente più appetibile!

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